Drammatica emergenza in Congo: situazione umanitaria allo stremo

N-CongoONU

Da quando sono ripresi i combattimenti nel Congo orientale in particolare nella regione di Nord Kivu, la situazione umanitaria, già grave, è ulteriormente peggiorata. Era il 28 agosto quando la fragile tregua tra il Governo centrale e il generale ribelle Laurent Nkunda che guida il National Congress for the Defense of the People (CNDP) si rompeva e riprendeva violenti i combattimenti.

Nel giro di pochi giorni oltre 100.000 civili (fonti Onu) sono stati costretti a lasciare i loro villaggi nella regione di Nord Kivu. Secondo diverse testimonianza raccolte dalla Congo Advocacy Coalition, una coalizione formata da 83 Ong, sarebbero centinaia i civili uccisi mentre vengono segnalati moltissimi casi di violenza carnale sulle giovani donne e centinaia di rapimenti di bambini, poi costretti a combattere nelle fila dei ribelli.

La fragile tregua che aveva più o meno tenuto fino alla fine di agosto era stata firmata a Goma il 23 gennaio di quest’anno e aveva permesso a molti civili di tornare ai loro villaggi e di riprendere le consuete attività. Il 28 agosto, improvvisamente, le forze del Generale Nkunda hanno invece attaccato diversi villaggi nella zona di Rutshuru (Nord Kivu) per poi passare velocemente alle aree di Masisi e di Kalehe, coinvolgendo così anche il Sud Kivu.

Secondo Rebecca Feeley del “ENOUGH Project”, raggiunta telefonicamente da Andrea Pompei, la situazione dei civili è disperata. “La situazione per i civili è disperata, e  rischia di peggiorare ulteriormente se la lotta continua – ha detto Rebecca al telefono aggiungendo che – tutte le parti che hanno firmato l’accordo di pace di Goma devono rispettare rigorosamente i loro obblighi, in particolare per quanto riguarda la protezione dei civili e il rispetto del Diritto umanitario, invece viene interdetto qualsiasi intervento umanitario nelle zone interessate dagli scontri lasciando centinaia di migliaia di persone prive di qualsiasi sostentamento e completamente allo sbando”.

Secondo stime della missione di pace dell’Onu (Monuc) i civili sfollati dalla sola area del Nord Kivu sarebbero circa 1,2 milioni, ma queste stime sono sicuramente in difetto rispetto alla reale situazione che oltretutto è in continuo mutamento.

Rimane da chiarire come riesca il generale Laurent Nkunda a rifornirsi di armi (anche pesanti) con la missione Monuc che in teoria dovrebbe controllare in maniera capillare il territorio. La sensazione è che, purtroppo, ci siano diverse mele marce all’interno della missione dell’Onu, personaggi che sono coinvolti nei molteplici traffici con cui il generale ribelle si finanzia, da quello dei diamanti a quello del coltan per finire a quello dell’oro. Una recente inchiesta ha dimostrato come diversi aerei dell’Onu vengano usati per trasportare fuori dal territorio (in Uganda) grandi quantità di materiale prezioso, il tutto sotto gli occhi dei militari della Monuc.

Se si vuole interrompere questa terribile guerra che ormai ha fatto centinaia di migliaia di morti e che a causa dei molteplici traffici ad essa collegati è il maggiore veicolo delle peggiori violazioni dei Diritti Umani, occorre interrompere una volta per tutto i canali di rifornimento di Nkunda. Per farlo è necessario che le Nazioni Unite facciano pulizia in casa propria perché non è credibile che al Palazzo di Vetro ignorino i fatti che stanno avvenendo in Congo.

di Elisa Arduini  secondoprotocollo.org

 congo

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